Header image ARCHIVIO DEL TEMPO CHE PASSA
RIGNANO SULL'ARNO
Indagine di archeologia umana e sociale
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PASSATO FUTURO

Il tempo che passa offre molte prospettive da cui guardarlo e da cui dovremmo attingere sempre qualcosa di positivo.

È la storia. Un complesso che è la somma di quelle delle comunità e dei territori, con le persone e loro tradizioni, la loro cultura, le loro idee, le azioni e gli esempi che formano ogni società. Una società, però, che da qualche decennio corre e si trasforma in modo sempre più veloce, e che altrettanto velocemente, usa, consuma e… dimentica.

Un quadro nuovo che ha suggerito di aprire un'altra “finestra” sul passato, diciamo più prossimo; giocando su fatti e aspetti anche minori che questa velocità travolge più rapidamente. Un’occhiata che spazierà su tutto ciò che colpisce e che ha stimolato una qualche riflessione, quale che essa sia.

 

8- LA CIRCONVALLAZIONE INFINITA DI RIGNANO
Piccola storia di una strada destinata ad isolare il paese sempre più

Circa trenta ani fa fu annunciata una circonvallazione del capoluogo rignanese che, da poco sopra Sezzano, avrebbe proseguito verso le cave dell’ex cementificio, il bosco sotto Vigliano e giù fino a Poggio Cherici, per sbucare nella strada del Pian dell’Isola, poco oltre l’omonima Torre.
Operazione nata – si disse – per “risolvere i problemi di viabilità del capoluogo”, ma sostanzialmente per dare sfogo stradale alla prossima urbanizzazione dell’area ex cementificio, dove erano stati previsti 55.000 mc. di costruzioni di varia tipologia, ma per la quale non sembravano
sicuramente estranei certi altri progetti su terreni a monte di tale strada!
Comunque, va riconosciuto che già l’urbanizzazione nell’ex cementificio avrebbe giustificato tale intervento dato che, in pratica, sarebbe dovuto nascere un nuovo quartiere del paese che, però, si collegava a questo solo con l’accesso stradale naturale di via XX Settembre. Per tutto ciò, infatti, era stato previsto che la suddetta circonvallazione avrebbe dovuto avere almeno un altro paio di collegamenti con l’esterno e il capoluogo, uno dei quali attraverso un ponte nella sua zona più alta.
Quello che, invece, non si capiva era che al tempo fu esposta e spacciata con forza e insistenza la prima motivazione, mentre la seconda sembrava quasi... imbarazzare!
Dichiarazioni dell’epoca che, a guardare la realtà viaria paesana, fanno pensare o ad un deficit intellettivo di chi decise e di chi approvò o, viceversa, all’idea che al “popolo”
si può far credere di tutto! Non si capì mai perché non dire le cose come stavano, senza infingimenti, sostenendo in modo
chiaro e realistico che il pezzo di paese che doveva nascere – pur in una posizione difficile e chiusa – richiedeva vie d’accesso!

In ogni modo l’intervento stradale ebbe un prologo ed un inizio difficili, fino a interrompersi molto prima della conclusione. Non furono estranei a tutto ciò ostacoli, assemblee critiche e imprevisti sul tracciato, azioni legali collegate ma, molto più probabilmente, le conseguenze di varianti e opere straordinarie al progetto sull’area che fecero lievitare i costi e che, già all’inizio, avevano costretto a eliminare i raccordi interni. Seguirono problemi legali della proprietà dei terreni con cambi della stessa, e poi una crisi edilizia che montava e che, forse e insieme al resto, indussero a considerare il previsto progetto urbanistico meno vantaggioso di quanto era apparso all’inizio. Al di là di tutto fu più chiaro che fermandosi il progetto, la strada perse… importanza! Ma allora i problemi viari del paese?
Quindi l’intervento si fermò nonostante alcuni miliardi di lire già spese, fu abbandonato a traccia eseguita, ma con problemi di staticità nella zona alta, sotto la collina di Novoli, già “sorretta”
a suo tempo da costose palificazioni. Il tempo è poi passato in silenzio, fra la conclusione di cause legali pregresse, ripetute e “spettacolari” promesse di ripresa e qualche intervento che aveva (quasi) fatto concludere il tratto a valle. Ma forse, decaduto l’interesse primario della strada e l’esigenza di interventi importanti e costosi a monte che richiedevano cospicui finanziamenti, tutto tornò nel silenzio per anni.
A dimostrazione del discutibile concetto di certe opere pubbliche, alcuni anni fa fu completata la piccola “rotonda” nel punto dove la circonvallazione si collega alla strada del Pian dell’Isola. Una “rotonda” senza senso dato che la circonvallazione non era attiva e, per di più, in un punto dove la viabilità non sembrava avere problemi. Anzi, semmai va detto che una “rotonda” di quelle dimensioni ne creava di suo, come dimostrarono anche alcuni incidenti nei pochi giorni che rimase in funzione, oltre la beffa di avere solo la parte finale di un progetto trentennale incompiuto. Meno male che poco dopo – pare per intervento dell’amministrazione locale – la rotonda fu chiusa, ripristinando la viabilità precedente che la lambisce, in attesa che la circonvallazione sia terminata. A dire il vero, in molti hanno osservato che in quel momento, per svolgere al meglio la sua funzione la “rotonda” dovrebbe essere ampliata, ma per questo speriamo ci sia... tempo e volontà.
Comunque, ormai la “cattedrale” incompiuta era lì ed andava finita e nel 2019 l’intervento è stato nuovamente finanziato ed i lavori sono ripresi, proprio dal punto più critico già detto che ha richiesto nuove palificazioni in una zona più a monte. In conclusione va aggiunto che poco si sa dei collegamenti interni della circonvallazione, sperando che non si limitino a quello (più semplice) con il capoluogo, dalla stazione ferroviaria e da via dell’Unità Italiana, che aggraverebbe lo stato di un’altra strettoia paesana..!
Tale ricostruzione – pure a grandi linee – non ha mire polemiche, ma solo quello di indurre a riflettere sull’esigenza effettiva di tale opera, in relazione alle vere necessità della viabilità del capoluogo, che ogni giorno paiono più chiare a tutti. Una viabilità interna non certo facile (da sempre), con tre collegamenti con l’esterno, ognuno con criticità ormai... ataviche:
lo stretto ponte (meno male “liberato” recentemente!) con il sottopasso della ferrovia, il lungarno con il difficile collegamento per entrare nel paese e la via del Bombone con tre strettoie in paese con problemi di scambi e inadatte ai mezzi più grandi!
Forse chi ha finanziato la circonvallazione – gestore anche della strada che attraversa il paese! – e insieme (o prima) l’amministrazione locale avrebbero dovuto pensare nel tempo
prima a questa. Invece hanno vinto altre idee, soprattutto la circonvallazione sempre accompagnata dal messaggio beffardo che la stessa avrebbe risolto i problemi del capoluogo!
Se questi ultimi rimangono, con il paese già tagliato fuori dalla regionale 69 e, domani, da una circonvallazione che agevolerà – questo sì – una migliore circolazione dalle direttrici da Rosano e san Donato, per la zona industriale, commerciale, la regionale 69 e… l’autostrada, come si fa a non prevedere un ulteriore isolamento del paese, con tutti i problemi che è superfluo ripetere. Un concetto che oggi è ormai chiaro per molti e per il quale si “piange” da tempo!
Nel frattempo i lavori proseguono e al loro termine avremo 1,5/2 km di strada la cui utilità “paesana” resta tutta da dimostrare, almeno fino a quando non saranno noti i collegamenti con il centro, mentre salterà ancora di più agli occhi il confronto con quella interna rimasta, più o meno, al... medioevo, e con il capoluogo ulteriormente “circonvallato”.
Se il paese agonizza socialmente e commercialmente, credo che non sia il caso di prendersela con il destino cinico e baro. No?

 


 
 
 

ARCHIVIO del "PASSATO - FUTURO"



 

 

Dall'alto:
il tracciato della circonvallazione;
una panoramica della zona negli anni Ottanta e
il plastico dell'urbanizzazione nell' "ex cementeria" con la strada e il ponte sulla sinistra

 

In alto il primo cartello indicatore dell’opera e, accanto, la costruzione dell’opera abbandonata da anni (2003)

 

Un Cartello della fase "intermedia" della realizzazione dell'opera e uno di qquelli della fase attuale.